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E' disponibile il libretto del programma escursioni per il 2017, passa a ritirarlo nei locali della Sezione, oppure in LEGGI TUTTO scarica la versione pdf cliccando in basso sul link:

  • libretto_Cai_Carrara_2017_low.pdf
  • Importante invito per il nostro coro che il prossimo 16 Dicembre sarà a Pisa, presso il Centro Espositivo San Michele degli Scalzi (Viale delle Piagge, in zona Cisanello), su invito della locale Sezione CAI.

    In allegato il programma dei canti.

    PROGRAMMA - ITINERARIO

    Dislivello salita mt 650 - discesa mt 650 - Tempo previsto 5 h Ore 8,00

    Partenza dal Parcheggio del Comune di Carrara

    Attraversamento a piedi della Citta' fino alla Scalinata del Littorio. Si sale al paese di Codena e S. Croce visita al paese. Sí prosegue poi per il paese di Bergiola Foscalina visita al paese e con il sentiero dei cavatori si raggiunge la Stazione del Tarnone, breve sosta per visita alla stazione. Si prosegue sul sentiero del marmo fino ad arrivare alla Sella del Monte Novello, da dove si scendera' a Fantiscritti, da li verso i Ponti di Vara - il paese di Miseglia - Ponte dí Ferro - Caina e nuovamente a Carrara dove terminera' la nostra escursione.

    L'escursíone sara' guidata da accompagnatori C.A.I. Costo dell'assicurazione a carico dei non soci 7,50 euro, per i soci è valida l'assicurazione associativa.

    Info e prenotazioni Comune di Carrara 0585 641472 - CAI Carrara 0585 776782

    Un bel colpo d’occhio la platea della Nuova Sala Garibaldi, lo scorso sabato, in occasione della rassegna corale La Montagna e la Sua Gente, organizzata dal coro femminile del Cai di Carrara con il decisivo supporto del Consiglio Direttivo sezionale.

    Il folto pubblico, con significativa presenza di molte persone estranee alla realtà dell’associazione, ha visto ripagata la scelta di esserci, mentre gli ospiti convenuti, il Coro Voci del Serchio di Castelnuovo di Garfagnana, diretto da un carrarese, e il Coro La Martinella, sorto ben quarantacinque anni fa in seno alla sezione CAI del capoluogo della Toscana, assente dalla nostra città da troppo tempo, hanno manifestato apprezzamento per l’accoglienza ricevuta.

    Denso di significati intervento del Presidente della Sezione, Luigi Vignale, che ha collegato la disposizione ad arco dei cori popolari a un ideale abbraccio, mentre lo specifico dei gruppi, nel quale il peculiare fondersi di voci diverse da sostanza a una realtà nuova, rende tangibili le potenzialità del vivere in armonia. Impegnate le parole dell’assessore Giuseppina Andreazzoli, che ha sottolineato l’importanza per la società della presenza del Club Alpino Italiano, nelle molteplicità delle sedi, mentre a livello locale la sinergia tra ente pubblico e associazione, che pure esiste, merita certo di essere rafforzata.

    Poi, la musica. Contenuto, per dare spazio agli invitati venuti da lontano, il repertorio presentato da Le Coriste Apuane, che certo hanno ampi margini di miglioramento da potere esplorare, ma sono comunque riuscite a suscitare emozioni; raffinato e poliforme il programma delle Voci del Serchio, sempre molto curate nelle esecuzioni; quadrati, maturi e consistenti i coristi de La Martinella, che hanno proposto brani classici della coralità popolare e della montagna. I sostenuti consensi del pubblico hanno gratificato tutte le formazioni, a suggello della buona riuscita della serata: un’esperienza da ripetere.

    Premessa

    Siamo in uno dei comprensori più fragili e, al tempo stesso, più belli del nostro Paese. Le Apuane, dette Alpi per il loro aspetto aspro e accidentato, che le fa assomigliare così tanto alla catena montuosa più importante del nostro continente, si sviluppano parallelamente al Tirreno per una sessantina di chilometri, da nord/ovest a sud/est, tra i bacini del Magra e del Serchio. Guglie ripidissime, antri, circhi glaciali, grotte, solchi ruvidamente incisi dalla potenza dell’acqua; e ancora, toponimi che ci parlano di un’antropologia locale profondamente segnata dall’attività estrattiva e, in particolare, dalla monocoltura del marmo. Un luogo di frontiera, impervio, eppure straordinariamente ricco di valori, di tradizioni, di identità, di cultura. Per questo, quando al culmine della lotta in difesa del Piano Paesaggistico della Toscana, tra il 2014 e il 2015, le associazioni ambientaliste, i comitati, i cittadini, hanno compreso che sulla tutela delle Apuane si sarebbe consumata una delle battaglie decisive e paradigmatiche della tenuta del Piano, tutti assieme abbiamo deciso di costruire una nuova, grande alleanza. L’unità è sempre superiore al conflitto – ci ricorda in modo convincente Papa Francesco nella sua enciclica Laudato Si’. Per questo, ciascuno di noi ha deciso di rinunciare a qualcosa della propria storia e della propria identità associativa, per rafforzare la causa comune. Per questo, è nata ormai un anno fa l’eccezionale esperienza che va sotto il nome di Coordinamento Apuano (luogo d’incontro, di condivisione e di elaborazione politica in cui convergono le maggiori associazioni ambientaliste nazionali – Legambiente, Italia Nostra, WWF, CAI, FAI – e la Rete dei Comitati a difesa del Territorio, coi suoi vivaci nodi Social di Salviamo le Apuane e Salviamo le Alpi Apuane).

    Per questo, infine, sei mesi fa, quando abbiamo capito che avremmo dovuto presidiare e difendere costantemente gli esiti dell’approvazione del “Piano Marson”, attraverso la sua effettiva messa in opera e attuazione sui territori, abbiamo indetto gli Stati Generali delle Alpi Apuane, per il prossimo quattordici maggio. Un appuntamento in cui invitare, senza remore né timidezze, tutti gli attori sociali e tutti gli osservatori della vicenda apuana. La battaglia che stiamo conducendo non può più essere, infatti, confinata nell’angusto spazio delle vertenze locali. Questa è e non potrà che essere, d’ora in avanti, una grande questione nazionale.  


    I sintomi della distruzione

    Tutto, sulle Apuane, ci parla di marmo. Dal Carrione all’Altissimo, dal basamento divorato del Sagro, fino alle tristi lapidi che ci ricordano le stragi nazifasciste dell’estate 1944. Quello che non è pacifico ammettere, anche a noi stessi, è come sia stata possibile un’accelerazione tanto distruttiva del prelievo dell’oro bianco. Un prelievo che ha sostentato placidamente le popolazioni locali sin dall’epoca romana, e che ha trovato, potremmo dire per inerzia, un equilibrio suo proprio fino almeno agli anni Sessanta del secolo scorso. Poi, la rivoluzione dei trasporti su gomma e l’avvento del filo diamantato e delle tagliatrici a catena nell’estrazione, hanno decuplicato la pressione sui già fragili habitat apuani. Le cifre sono impressionanti. Sul comparto insiste, infatti, una cava ogni tre chilometri quadrati e questa densità cresce a sette cave per kmq nella sola area di Carrara. Sono quasi 600 in tutto, di cui 150 attive, un centinaio delle quali nel solo bacino carrarese. Se all’epoca dei Malaspina (1750) si cavavano circa 5 mila tonnellate/anno di materiale, oggi le quantità annue prelevate assommano a circa 5 milioni (!) di tonnellate. Negli ultimi cinquant’anni, in altri termini, si è cavato quanto non si era riusciti a fare nei precedenti duemila! E i segni della devastazione non sono solo quantitativi. I dati ufficiali di Assindustria ci parlano, infatti, di percentuali di prelievo per blocchi che si attestano stabilmente sul 25%. Il resto è detrito, scaglie, polveri di marmo e terre di cava. A Carrara peraltro il dato scende al 21% di blocchi, con cave che nell’ultimo decennio non hanno prodotto che detriti. In parole povere, un modello neocoloniale, a dir poco predatorio, che ha alimentato il business internazionale del carbonato di calcio, impiegato come sbiancante nell’industria dei materiali edili e della cosmesi (dentifrici in primis). Come si comprende bene dalla crudezza di questi dati, nulla che possa evocare gli scenari emotivamente rassicuranti del distretto dello “Statuario Michelangelo” né, tanto meno, quelli della filiera corta.
     
    Elia Pegollo, uno dei padri dell’ambientalismo apuano, qualche tempo fa, ebbe a dire giustamente: “qui da noi, muoiono e scompaiono prima i luoghi dei ricordi …” Come dargli torto se si guarda, ad esempio, al destino della vetta delle Cervaiole, letteralmente capitozzata dall’omonima attività di cava. Le ferite al paesaggio apuano non si limitano tuttavia alla skyline dei crinali; si estendono, invece, a macchia d’olio in ogni area sottostante i fronti di cava. Sono i cosiddetti ravaneti, vere e proprie discariche a cielo aperto, costituite dalle terre e dai detriti tracimati dal piano di escavazione. In passato, quando non era ancora arrivato il filo diamantato a tagliare come il burro il marmo, i ravaneti erano fatti essenzialmente di scaglie e col tempo si stabilizzavano. Quasi ri-naturalizzandosi come petraie, permeabili all’acqua e, quindi, spugne utili ad una ricarica efficiente e fluida delle falde idriche. Oggi, invece, le sofisticatissime tecniche di taglio creano come scarto primario una micidiale miscela di polveri fini: la marmettola. Vere e proprie nuvole di pulviscolo bianco che, assieme alle terre di cava, s’insinuano ovunque. In ogni interstizio, in ogni anfratto, impermeabilizzando i ravaneti, rendendoli suscettibili a frane, creando torbide lattiginose nei torrenti, aggravando il rischio idrogeologico nei centri abitati e, con la penetrazione nel sistema carsico, inquinando le sorgenti. Infine, peggiorando la qualità dell’aria, già compromessa dall’intenso viavai di mezzi pesanti che portano il materiale dalla montagna alla costa, solo in parte attutito dall’apertura della nuova Strada dei Marmi. Il caso dei beni estimati di Carrara chiude questa rassegna di sintomi dell’incipiente distruzione delle Apuane. Qui è un editto, del 1° febbraio 1751, emanato allora dalla Duchessa Maria Teresa Malaspina per sopire le rivendicazioni di alcuni facoltosi utilizzatori abusivi di cava, che rischia di condizionare, a distanza di due secoli e mezzo, il dibattito giuridico sulla natura “comunitaria” degli agri marmiferi carraresi. La legge 35/2015 della Regione Toscana, infatti, avrebbe meritoriamente riaffermato il carattere pubblico di quei beni ascritti all’estimo nel Settecento, ma il Governo ha impugnato la legge presso la Corte Costituzionale e gli industriali, sulla base dei contratti di acquisto, hanno rivendicato la proprietà privata di quei beni. Il rischio è di veder trasformate le concessioni in titoli di piena proprietà. Una sorta di regalìa di beni comuni, che non sarebbero stati nella disponibilità della Duchessa Maria Teresa. Nutriamo la speranza che la Corte Costituzionale riconosca la natura “comunitaria” dei beni estimati, ma se anche ciò non dovesse accadere, riteniamo che la Regione possa e debba riaffermarla inserendo le cave nella categoria delle miniere.
     
    Un’eredità naturale e culturale unica al mondo

    Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, l’unicità di questo territorio. Uno scrigno prezioso, capace di contenere da solo oltre  il  50%  della biodiversità regionale. Una stazione meteo/climatica singolare, con dati pluviometrici imponenti e uno sviluppo di habitat che vanno dalla macchia mediterranea alla faggeta di alta montagna, fino a praterie primarie e secondarie di eccezionale rilievo ecologico, ricche di endemismi botanici al centro di studi e pubblicazioni dei più autorevoli ricercatori del mondo. Ancora, un’area carsica tra le più importanti d’Europa. Grotte, antri, doline, solchi, inghiottitoi, abissi, per un sistema che conta oltre mille siti d’interesse geologico. L’Antro del Corchia, tra questi, vanta dei veri e propri primati planetari: 70 km di sviluppo complessivo, 1200 metri di dislivello altimetrico, 1800 metri di estensione longitudinale, per una profondità massima di 805 metri. Su queste vette vivono, tra le altre specie, l’aquila reale, il falco pellegrino, il biancone e il gracchio corallino, che col suo inconfondibile becco rosso è diventato il simbolo del Parco. Già, perché tutta questa ricchezza naturalistica, dal 1985 sarebbe sotto la speciale giurisdizione del Parco Regionale delle Alpi Apuane, recentemente insignito del titolo di Geoparco Globale della rete Unesco (2011-2015) e riconosciuto dalla Rete europea Natura 2000 come un eccezionale insieme di habitat tutelati da svariati SIC e da una ZPS addirittura più estesa dei confini del Parco. Usiamo il condizionale in questo caso, non solo e non tanto perché l’Ente Parco in 15 anni è riuscito a fatica ad approvare un Piano, concepito nel ‘98 e già superato, tanto che dovrà subito adeguarsi alla nuova LR 30/2015, quanto per l’enorme criticità rappresentata dalle sue “aree contigue di cava”. Un unicum giuridico, nel suo genere. Un ossimoro, per altri versi, che permette alle aziende di cavare in aree intercluse nel Parco, come se il Parco e quell’esteso sistema di SIC/ZPS non esistessero. Ebbene, il Coordinamento Apuano si pone oggi l’obiettivo politico di cassare l’incongruenza statutaria, andando alla progressiva chiusura di queste 70 cave e alla conseguente inevitabile sostituzione dei vertici dirigenziali del Parco. Vertici che, in questi anni, ci sia concessa questa franchezza, si sono distinti più per la progettazione pilota di frantoi industriali nel cuore della montagna, che per la solerzia nella conservazione della natura. Parafrasando l’ottimo Maurizio Maggiani, il tempo del cavatore dalle braccia forti, col volto arso dal sole, che sognava mentre lavorava, consapevole del fatto che col suo lavoro ben fatto avrebbe dato vita e sostanza alla sua stessa utopia, quel tempo, dicevamo, è finito. Oggi, sulla montagna apuana, l’occupazione giovanile è in caduta libera, le statistiche sulle ludopatie delle fasce sociali più esposte alla crisi sono tra le più alte d’Italia. La progressiva perdita d’identità di questi luoghi, che si associa a un’imperdonabile perdita di umanità nelle relazioni, ha creato spaesamento. Che poi, a ben vedere, è esattamente l’antipode etico del paesaggio. Negazione inconscia e profonda del valore identitario del proprio patrimonio territoriale. I tesori geo/naturalistici, culturali, antropologici che abbiamo poc’anzi descritto non possono perciò essere dissociati da un grande progetto di rinascita civile delle Apuane. Per questo, per la sua unicità planetaria, occorre tutelare il paesaggio apuano. Per questo va finalmente regolata l’attività estrattiva, limitandola ai marmi di eccellenza, che sono la vera “materia prima” per una effettiva filiera corta nelle lavorazioni. Per questo, ancora, occorre inaugurare una stagione di bonifica e riqualificazione dei siti estrattivi abbandonati e dei ravaneti, stabilizzando i versanti e dando finalmente corpo ad un’azione di effettiva prevenzione del rischio idrogeologico, così severo a queste latitudini da aver determinato 15 eventi calamitosi in cinquant’anni. Per questo, infine, vanno contrastati con ogni mezzo lo spopolamento dei borghi montani e i progressivi processi di abbandono delle attività agrosilvopastorali, attraverso l’incentivazione di un’ospitalità diffusa e la promozione di più feconde relazioni tra le aree interne ( lunigianesi e garfagnine ) e la città lineare costiera.


    Per una “rinascita” delle Alpi Apuane

    Un altro effetto indotto dalla monocoltura del marmo è la desertificazione economica e l’impedimento di ogni altra forma di sviluppo locale (dall’agricoltura alla pastorizia, dall’artigianato al turismo). D’altra parte, dati della Camera del Lavoro provinciale di Massa Carrara del 2014 c’indicano in 2.000 gli addetti attuali (tra diretto e indotto) del settore estrattivo. Mentre erano oltre 10.000 solo quaranta anni fa. Un incessante e irreversibile calo occupazionale, assolutamente disaccoppiato con quella crescente rapacità del prelievo, che abbiamo già descritto. Per questo, è venuto il momento d’invertire la rotta. Per questo, è venuto il momento di dire basta. E’ anche una rivendicazione sindacale, che guarda alla dignità e alla sicurezza dei nostri lavoratori, che hanno pagato fin qui un tributo di sangue troppo alto sull’altare dei profitti delle multinazionali del marmo. Per questo, occorre ripartire dalla centralità dei valori umani e dalle enormi potenzialità che ci suggerisce l’eredità culturale del territorio apuano. Dalle sue competenze, dai suoi saperi, dalle sue vocazioni più intime. Non vogliamo qui postulare improbabili ritorni all’Arcadia. Si tratta, invece, di “liberare” ogni possibile traccia di energia creativa che è latente nel tessuto socio/economico locale. Cercando di riconoscere, rivitalizzare, gestire le relazioni della comunità apuana, mobilitandone le migliori risorse ( individuali e collettive ) in vista di un effettivo sviluppo locale. Non mancano certo dei documenti di riferimento in questa fase, pur convulsa, della storia del nostro Paese: la Convenzione Europea del Paesaggio (2000), la Convenzione di Faro (2005), il  Manifesto Strategico degli  Ecomusei Italiani (2015).  
    Pertanto, nella piena consapevolezza che nel distretto apuano vadano oggi preliminarmente riaffermate quelle elementari condizioni di legalità e sostenibilità dell’attività estrattiva, che dovranno sostanziarsi nella progressiva chiusura delle cave intercluse nel Parco e in un “contingentamento” ragionevole e complessivo del prelievo della risorsa lapidea, suggeriamo di seguito un pacchetto di possibili azioni per una effettiva rinascita delle Alpi Apuane:


    1. Riconoscere i territori e i paesaggi delle Alpi Apuane come beni comuni, sulla scorta delle documentate e condivisibili direttive contenute nella disciplina del Piano Paesaggistico della Regione Toscana.

    2. Promuovere in modo capillare e organizzato la conoscenza dei valori identitari del territorio apuano, anche sulla base delle attività del nascente Ecomuseo delle Alpi Apuane, che ha anche funzioni di Osservatorio locale del paesaggio.

    3. Rivalutare e incentivare il ritorno alla montagna, e, quindi, la promozione di tutte quelle attività agrosilvopastorali che alimentano la filiera enogastronomica e, in particolare, le produzioni più tipiche di alta qualità.

    4. Restituire centralità ad un Parco Regionale completamente “rinnovato” nella dirigenza, riaffermando limpidamente le sue funzioni statutarie di conservazione della natura e di promozione dello sviluppo sostenibile locale.

    5. Sviluppare il turismo sostenibile e la fruizione dei territori apuani, in sinergia col distretto balneare versiliese, decongestionando e destagionalizzando i flussi dalla città lineare costiera verso l’ospitalità diffusa in quota.

    6. Porre le basi conoscitive e procedurali, di concerto con le amministrazioni locali, per favorire l’autoproduzione energetica da fonti rinnovabili (geotermia a bassa entalpia, biomasse, microeolico, fotovoltaico, etc.).
    7. Favorire la ricerca e l’innovazione, attraverso l’implementazione di relazioni strategiche più solide e continue coi tre poli universitari di Pisa (Università di Pisa, Scuola Normale e Scuola Superiore Sant’Anna). 8. Creare un tavolo di crisi con tutti gli attori del comparto estrattivo, Sindacati in testa, per condividere e ottimizzare gli effetti sociali di una diversa e più sostenibile modalità di prelievo della risorsa lapidea. 9. Creare le condizioni ideali per una nuova economia circolare, che sappia intercettare l’enorme mole di materiali di scarto del distretto marmifero, ai fini di una più virtuosa azione di riciclo nell’industria edile e del restauro.  


    Il Coordinamento Apuano, nel presentare queste linee comuni di azione, fa sua la filosofia di quell’antico proverbio cinese, che recita: “Quando gli indico il cielo con un dito, lo sciocco guarda il dito” e su questa suggestione, che è innanzitutto morale, chiama tutti a guardare il cielo e ad immaginare le Alpi Apuane finalmente libere dalla distruzione e dall’umiliazione. 


    Firenze, lì 8 maggio 2016

    20/21         agosto        MONTE BIANCO Aiguille Du Midi    Alpinistica

    24/28         agosto        VAL BADIA      SENIORES

    A tre anni di distanza, la Nuova Sala Garibaldi torna a ospitare una serata di canto corale voluta e organizzata dal coro femminile del C.A.I. di Carrara, resa possibile dal decisivo sostegno del Consiglio Direttivo sezionale.

    Nel Maggio 2013, nel quadro delle iniziative per il 125° anniversario di fondazione della Sezione e 150° del Club Alpino Italiano, invitammo il Coro Monte Sagro, che a sua volta festeggiava le cinquanta candeline di una storia fatta di consensi e riconoscimenti pubblici. Oggi, pur se il nostro passo è ancora incerto, ci siamo messi nuovamente in gioco, sotto il profilo artistico come in quello logistico, e abbiamo chiamato due formazioni toscane a condividere con noi un momento di aggregazione all’insegna di quei valori di solidarietà e amicizia che la montagna promuove.

    L’occasione ci è stata suggerita anche dalla costituzione del Centro Nazionale Coralità, una nuova commissione che intende coordinare e promuovere le esperienze corali sorte, con alterni successi, in molte delle sezioni sparse su tutto il territorio nazionale, capostipite e punto di riferimento il Coro della S.A.T. (Società degli Alpinisti Tridentini) di Trento, che da novant’anni allieta i cuori di quanti hanno il piacere di incontrarlo.

    Le Coriste Apuane nel Maggio 2013Siamo certi che le formazioni che presentiamo sono in grado di offrire sensazioni altrettanto positive. La prima, il Coro Voci del Serchio di Castelnuovo di Garfagnana, condivide con noi il comprensorio di riferimento, le nostre amate Apuane; di recente costituzione, deve la sua nascita alla energia di un carrarese, già corista del Monte Sagro, oggi animatore e direttore della compagine garfagnina. Il coro è composto da voci dispari e offre un repertorio molto vario, sempre proposto con originalità e ricercata qualità interpretativa: da ascoltare.

    La secondo è La Martinella, coro a voci virili della sezione del C.A.I. di Firenze, che prende il nome dalla storica campana che, nel medioevo, chiamava i fiorentini alla battaglia. Fondato nel 1970, può vantare un curriculum di assoluto rilievo, a partire dalle innumerevoli esibizioni, dal piccolo borgo alle sedi più prestigiose; ovviamente, il Salone de’ Cinquecento in Palazzo Vecchio, e, a seguire: il Teatro Regio di Parma, l’Auditorium della RAI di Torino, la splendida sala della Scuola Grande di San Giovanni in Venezia, impreziosita da dipinti del Tiepolo e del Tintoretto, la Certosa di Parma, la Chiesa di Santa Eufemia a Rovigno in Croazia, oltre a tournée in Irlanda, Francia e Svizzera. Ha registrato due LP, una musicassetta e cinque CD, l’ultimo dei quali - La nostra voce - ha visto la luce da pochi mesi. Da menzionare anche la produzione, a cura del primo direttore, Claudio Malcapi, di una raccolta di quaranta canti popolari toscani che, seppure il repertorio spazia nel vasto universo della coralità popolare e della montagna, costituiscono sempre un riferimento imprescindibile e originale dal quale attingere nelle proprie uscite. Il Coro La Martinella si è esibito a Carrara nel lontano 1979, per cui siamo particolarmente lieti di offrirgli una nuova occasione per proporsi alla nostra cittadinanza.

    Come di prammatica, la serata sarà aperta da un nostro contenuto intervento, che lascerà ampio spazio agli ospiti. Ci auguriamo che i soci del C.A.I. di Carrara concorrano alla buona riuscita della serata partecipando numerosi e facendosi promotori presso amici e conoscenti. Presenta Marzia Dati, appuntamento per sabato 14 Maggio 2016, alle 21, presso la Nuova Sala Garibaldi in Via Verdi, a Carrara, ingresso libero.

    Un sentito ringraziamento alla Amministrazione comunale di Carrara e al Centro Nazionale Coralità del Club Alpino Italiano per il patrocinio concesso alla manifestazione.

    5 per mille al CAI di Carrara

    sostieni la Sezione di Carrara del Club Alpino Italiano, destinando il 5‰ della tua dichiarazione dei redditi, al momento della compilazione del modello 730 o del Modello Unico (sotto lo spazio destinato all’5‰), puoi farlo seguendo questi due semplici passaggi:

    1. firmando nel primo riquadro a sinistra, indicato come «SOSTEGNO DEL VOLONTARIATO, DELLE ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITÀ SOCIALE…»;
    2. indicando in quel riquadro il CODICE FISCALE DELLA SEZIONE DI CARRARA DEL CLUB ALPINO ITALIANO:

     

    82 001 640 455

     

    I titolari di un solo reddito da lavoro dipendente o di una pensione che non devono presentare la dichiarazione dei redditi possono consegnare la scheda (compilata come si è detto sopra e completa di dati anagrafici e codice fiscale) in busta chiusa a un ufficio postale, a uno sportello bancario, che le ricevono gratuitamente, o a un intermediario abilitato alla trasmissione telematica (CAF, commercialisti ecc.). Le schede sono rilasciate gratuitamente dal “sostituto d’imposta” (il datore di lavoro o l’ente erogatore della pensione).

    La scelta di destinare il 5‰ non determina nessuna variazione nell’ammontare dell’imposta di ognuno (non aumenta l’imposta per chi indica una destinazione né la diminuisce chi non dà indicazioni) ed è altra cosa dall’ 8‰ destinabile a Chiese, Confessioni religiose cui si affianca.

    La Sezione di Carrara del Club Alpino Italiano possiede i requisiti necessari per potere essere sostenuta ed è regolarmente iscritta negli elenchi predisposti dall’Agenzia delle Entrate. Associazione di promozione sociale iscritta al n 226 del Registro tenuto dalla Provincia di Massa Carrara

     

     

     

    FAQ – Domande frequenti sul 5 per mille

  • Cosa succede se non indico nulla nei riquadri dedicati alla destinazione del 5‰?
  • Se non si mette niente, l’importo rimane allo Stato che utilizzerà i fondi per altre finalità.

  • Cosa succede se firmo il riquadro ma non indico il codice fiscale?
  • Se invece si pone solo la firma, senza però indicare il codice fiscale dell’associazione prescelta, le risorse del 5 per mille verranno ripartite tra i soggetti di quel settore scelti da altri contribuenti, in proporzione alle preferenze riscosse.

  • La scelta di destinare il 5‰ farà aumentare le mie tasse?
  • No, semplicemente viene offerta l’opportunità di scegliere la destinazione di una quota dell'irpef comunque dovuta.

  • Se scelgo il 5 per mille devo rinunciare a fare la scelta dell’otto per mille?
  • No, le due cose non sono in alternativa, si possono fare ambedue le scelte.

  • Si può firmare in più di un riquadro?
  • No, il contribuente deve mettere la firma ed indicare il codice fiscale solo in uno dei 4 riquadri per il 5 per mille.

  • Se firmo per il 5 per mille posso firmare anche per l’8 per mille?
  • Sì, si può firmare per entrambi.

  • Chi non fa la dichiarazione dei redditi come può destinare il cinque per mille?
  • Basta compilare l’apposita scheda, inserirla in una busta chiusa con la dicitura “SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE”, portarla in banca o alla posta o ad un centro di assistenza fiscale. La busta deve essere indirizzata alla AGENZIA DELLE ENTRATE – Direzione Regionale. La consegna in posta e in banca è del tutto gratuita.

     

    Vie per tutti i gusti: dal 3° al 6° grado nella palestra del Lieto a Foce di Compito, fino all'8° nella zona di Candalla, Casoli e Greppolungo. Questa aggiornatissima guida di Roberto Vigiani e altri climber descrive sommariamente i settori di arrampicata ed elenca 785 vie di salita nella valle di Camaiore. Disponibile nella biblioteca sezionale.

    Nel 1933 due Italiani partono per l'esplorazione del Tibet Occidentale: Giuseppe Tucci, orientalista, conosce 22 tra lingue e dialetti locali, ma non sa usare una macchina fotografica; Eugenio Ghersi, medico della Regia Marina, è alpinista, fotografo e cartografo.

    Insieme trascorreranno mesi in un lungo ed appassionante trekking tra montagne, villaggi e monasteri, fotografando persone e monumenti, studiando testi religiosi in cerca dell'Io ...

     

    L'autore del libro scopre casualmente che il Capitano Ghersi, ora Ammiraglio, abita nella sua stessa città, La Spezia, e da lì inizierà una amicizia che porterà alla stesura di questo libro, basato sul diaro e sulle foto dell'epoca.

     

    Disponibile in biblioteca sezionale.

    La mia voce ormai è poca, è tanto faticosa questa scalata. Mentre prendo fiato, tra uno spigolo e l’altro, controvento leggo tutta la mia vita. Vedo gli occhi di mio figlio che suona il suo dolore. Mi fermo davanti alla roccia, vi porgo le braccia e scalando il mio respiro, comincio a pregare. Quel fumo che mi esce dalla bocca e dalle labbra è il suo calvario. Sento le gambe stanche, mi fermo su di un prato, raccolgo una margherita e costruisco il suo canto. Scalo sul suo cuore. Un piccolo pugno di neve secca è il suo perdono, mentre la scaldo tra le mani odo il suo bacio e dopo un bel riposo che assomiglia ad un fugace attimo, riprendo il cammino. Il profumo della zolla mi fa comprendere che la bellezza, che sento sotto alla pianta dei piedi, è la sua guarigione. Le mie lacrime si trasformano in lampi. Una mano mi suda, è Dio che accarezza la mia fede di montanaro. L’amore di mio figlio è Bibbia per me, è profonda comunione con gli infiniti monti. Grazie dolce amore per essere stata guida coriacea e dolce per i miei piedi.   Buona Pasqua.   Valentina Lodi
    il volo di farfalla è l'eleganza d'amore

    AVVISO IMPORTANTE E URGENTE ATTENZIONE
    Si segnala che, a seguito delle nevicate e del forte vento dei giorni scorsi, molti sentieri, mulattiere, strade forestali sono pressoché impraticabili per i numerosi alberi caduti. Tale situazione si riscontra principalmente fra gli 800 e i 1300 metri di quota nelle Prealpi bellunesi e nelle Dolomiti meridionali. Non è diffusa uniformemente su tutto il territorio indicato, bensì a macchia di leopardo, a seconda delle condizioni meteo locali verificatesi.
    Si raccomanda quindi alle Sezioni, ai Gruppi, ai singoli soci che hanno in programma nei prossimi giorni escursioni su questi territori di informarsi bene sullo stato dei percorsi che intendono effettuare, rivolgendosi alle Sezioni di montagna, alle Stazioni locali del Soccorso alpino, alle Stazioni del Corpo Forestale.

    Prendete nota OTTO - TOSCANA Fabrizio Scantamburlo

    Prossimi appuntamenti

    15
    Nov
    Una serata un pò particolare durante la quale, nella prima parte,  si parlerà di archeologia e

    17
    Nov
    Nell’ottantesimo anniversario dell’eccidio di Vinca avvenuto tra il 24 e il 27 agosto 1944, dove la

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    Dic
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    Cai sarzana e cai carrara Si parte dal Borgo abitato di Pitelli verso via Canarbino; quindi, per una traccia di sentiero CAI n. 451 fino

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