• +39 0585 776782
  • info@caicarrara.it

 

La numerazione dei sentieri si è affermata nel tempo sul territorio nazionale in maniera casuale e con criteri spesso disomogenei; ma, per salvaguardare l’esistenza stessa dei sentieri e consentirne la fruizione anche per chi li frequenta per la prima volta, si è sempre più affermata l’esigenza di in una numerazione univoca su tutto il territorio italiano (portale Infomont), che potesse costituire il Catasto Sentieri della REI (Rete escursionistica italiana).

 

Anche nella nostra zona alcuni sentieri cambieranno numero per cui sarà necessario modificare alcuni cartelli e bandierine, dove dovremo indicare il nuovo numero attribuito seguito dal vecchio numero (ad esempio 197 ex 46). A questo compito provvederà il gruppo sezionale della sentieristica ma occorre la collaborazione di tutti i soci per la rilevazione dei cartelli e segnavia per poter fare un inventario attuale ed organizzare al meglio le attività.

 

La collaborazione che chiediamo a tutti i soci è quella di fotografare con lo smartphone tutti i cartelli e i segnavia del sentiero e inviare le immagini a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o mettersi in contatto con la Sezione; la bozza della segnalazione è a fondo pagina.

 

Ecco quali sono i sentieri che cambieranno numero sui quali dovremo lavorare:

attuale            Nuovo             tratto di competenza

37         →         137         Foce di Nàvola – Foce Rasori – Capanna Garnerone – Foce di Giovo

38          →        138         Colonnata – Case del Vergheto – Foce Luccica – Foce di Vinca – Pian di Maggio – Str. Todt – Le Prade – Vinca

39         →         139         Torano – Ravaccione – Fosso di Conca – Cava Paolina – Foce di Pianza – Case Walton – La Stretta – Vinca

40         →         140         Torano – La Pianaccia – Piscinicchi – I Grenzi – Casa Cardeto – Monzone Alto – Ponte di Monzone 

46          →        197         Ponte Storto – innesto sentiero 185 – Gabellaccia – Canale dei Bocciari – Maestà della Villa

47          →        198         Castelpoggio – La Maestà – Malpasso – Gabellaccia 

 

Ringraziamo fin d’ora tutti i soci che vorranno aiutarci per questa e per le altre attività del gruppo della sentieristica e invitiamo tutti alle uscite che, solitamente, si tengono tutti i mercoledì e sabato di ogni settimana.

 

Il gruppo Sentieristica del 

CAI Sezione di Carrara

 

Esempio di segnalazione:

 

Sentiero n ____ nel tratto da __________ a __________; rilevati n ___ cartelli e n____ bandierine; allegate le foto possibilmente georeferenziate (così come salvate sul telefonino)

Sig _____________

Telefono _________

 

A maggior chiarimento di quanto già comunicato ai soci e indicato nel libretto calendario gite, oltre che sull’Alpe di Luni, si precisa che la quota 2024 per i soci ordinari indicata in euro 55,00 si compone per euro 50,00 come rinnovo bollino e per euro 5,00 come contributo volontario alla Sezione: ci scusiamo per non avere trasferito in tempo utile la corretta informazione e segnaliamo che coloro che hanno già rinnovato ma che non avrebbero aderito al contributo volontario possono chiederne il rimborso.

 

Nel contempo desideriamo condividere con tutti i nostri soci come il corrente anno sarà economicamente difficile per la nostra sezione: il Rifugio Carrara a Campocecina è chiuso per i lavori necessari per l’ottenimento del Certificato Prevenzione incendi e siamo tuttora senza un contratto di gestione, e conseguentemente senza l’entrata dell’affitto. Il Rifugio rappresenta per noi, insieme al tesseramento, la voce più importante delle nostre entrate.

 

Inoltre vogliamo precisare che il Consiglio direttivo ha deciso di non applicare ai soci ordinari e familiari l’automatico aumento di euro 2,00 stabilito dalla Sede Centrale, automatismo che avremmo potuto adottare come da previsione statutaria.

 

Siamo quindi confidenti come il senso di appartenenza al sodalizio che tutti ci caratterizza aiuterà a superare le difficoltà attuali e a cancellare quelle incomprensioni che involontariamente sono emerse.

 

La Presidente della Sezione

Sig.a Brunella Bologna

 

per le indicazioni per il rinnovo clicca QUI

 

E' disponibile in sezione il programma in forma cartacea delle attività sociali per il 2024, programma che in pdf può essere scaricatio qui sotto fra Download allegati.

 

sono APERTE LE ISCRIZIONI al Convegno del 16 dicembre che ha ottenuto il patrocinio dal CAI Centrale e al quale parteciperà anche il nostro Presidente Generale Antonio Montani. Viste le numerose richieste, il convegno programmato per il 16 dicembre si terrà nella Sala Garibaldi di via Verdi 15C a Carrara,  Per riscriversi: https://16dicembrecarrara.it/programma-convegno/
Si ricorda anche la manifestazione sempre del 16 dicembre nel pomeriggio. Per ulteriori informazioni Commissione Tam Carrara.

 

ASSEMBLEA DI ACCESSO ALLA MONTAGNA

Ci stiamo avvicinando a sabato16 dicembre, data in cui a Carrara, in Toscana, ai piedi di uno dei più grandi bacini estrattivi d'Europa, teatro di uno dei maggiori scempi ambientali del pianeta, l' Assemblea di Accesso alla Montagna ha deciso di sviluppare una manifestazione con il fine di sensibilizzare cittadini ed istituzioni sul tema Fermare l'estrattivismo in Apuane e ovunque che si articolerà in due momenti da costruire assieme:

- la mattina alle 9:00 convegno sul tema della giornata nella sala conferenze della Camera di Commercio di Carrara

- il pomeriggio alle 14:00 corteo con partenza dallo Stadio dei Marmi di Carrara e arrivo in centro città.

Domenica 17 dicembre poi continuerà il confronto grazie alla costituzione di tavoli di approfondimento tematici sui vari argomenti che compongono il sistema sociale e politico dell'estrattivismo dislocati in vari luoghi della città.

Per saperne di più vi invitiamo a visitare il sito https:/16dicembrecarrara.it/

Per aderire al corteo o al convegno con la tua Associazione/Movimento/ONG/Onlus/Gruppo Informale/Individualità o in qualunque altra forma puoi scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.*  oppure compilare il form che trovi alla sezione aderisci del sito.   

Per chi è presente sul territorio di Massa Carrara o limitrofi segnaliamo anche l'assemblea aperta di avvicinamento al 16 dicembre che si terrà giovedì 16 novembre alle ore 18:00 presso la sede CAI sezione Carrara, in via Apuana 3C a Carrara (MS).

Vi aspettiamo numerosI!

un mondo migliore è possibile, siamo la natura che insorge!

Stanno arrivando in sezione manifestazione d’interesse ma anche alcune richieste precisazione per il bando 2023 relativo alla gestione del Rifugio Carrara; la valutazione che gli interessati devono fare necessita di un sopralluogo della struttura per chi non la conosce; per questo motivo un nostro incaricato sarà a disposizione degli interessati presso il Rifugio CAI Carrara di Campocecina  nei giorni di mercoledì dalle ore 9.30 alle 14.00 previo appuntamento da fissare con il sig Poli Giuseppe al numero 3207029227

Nel frattempo i lavori sulla struttura, compatibilmente con il maltempo, procedono e speriamo di finirli al più presto.

La scedanza per la presentazione delle domande per partecipare al bando per la gestione del Rifugio CAI Carrara di Campocecina è prorogata al 31 gennaio 2024; riportiamio di seguito le informazioni:

 

La sezione di CAI di Carrara indice un bando per l’assegnazione della gestione del proprio Rifugio “CARRARA”.

Il rifugio è situato a Campocecina, una tra le zone più belle delle Alpi Apuane. Costruito nel 1959 e recentemente ristrutturato, si trova a 1.320 metri di altezza in posizione dominante la valle di Carrara con vista impareggiabile su la parte settentrionale delle Apuane ed a sud sul mar Tirreno dall’isola D’Elba alle Alpi Marittime, la Corsica e la città di Carrara con i suoi bacini marmiferi dove è l’evidente l’impatto delle cave sulla morfologia della montagna. Campocecina è raggiungibile da Carrara tramite  strada rotabile. Il Rifugio è raggiungibile a piedi in pochi minuti per strada bianca con divieto di accesso ai mezzi non autorizzati.

I prati di Campocecina, non lontani dal rifugio e contornati da boschi, sono molto frequentati da famiglie per gite domenicali sia in estate che in inverno e consentono anche facili escursioni.

Per maggiori informazioni sul rifugio clicca qui.

Il Rifugio è importante base per escursioni alpinistiche e per trekking sulla parte nord occidentale delle Alpi Apuane.

La domanda di partecipazione al bando e la documentazione relativa sono fra gli allegati in calce alla presente pagina o, possono essere richiesti via mail a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo., casella di posta elettronica cui inviare richieste per eventuali chiarimenti.

Con il 30 settembre la famiglia Tomagnini cessa la gestione del Rifugio Carrara a Campocecina; ringraziamo Giovanni, i suoi familiari e collaboratori per la correttezza nella gestione, per il servizio reso ai soci  e per i buoni pranzetti che abbiamo potuto gustare; rammaricati per la sua decisione auguriamo ogni bene a lui e alla sua bella famiglia.

Nel frattempo stiamo ancora cercando un nuovo gestore e nella riunione del Consiglio Direttivo del 4 novembre verrà definito il bando di selezione ed il contratto da proporre a chi subentrerà; rinnoviamo l’invito a tutti i soci a divulgare la notizia o proporre nominativi che possano essere interessati.

Purtroppo dal mese di ottobre si preannuncia un periodo di chiusura del rifugio fino all’ingresso del nuovo gestore, periodo che verrà utilizzato per lavori interni alla struttura per renderla ancora più accogliente e funzionale.

 

 

Sono terminati i lavori di risistemazione del bivacco K2 di Orto Di Donna che hanno impegnato economicamente la nostra Sezione, l'attività è stata eseguita da una ditta specializzata; questo intervento si è reso necessario dopo che l’utilizzo improprio e atti di vandalismo l’avevamo ridotto a condizioni miserevoli. Il bivacco, per le sue caratteristiche, è infatti sempre aperto e fruibile da tutti ed è affidato al buon senso e alla correttezza degli utilizzatori. 

 

Una breve descrizione tratta dal sito “Escursioni Apuane”:

Il bivacco si trova in alta valle di Orto di Donna sulle pendici settentrionali del Monte Contrario a 1500 metri, nel bosco, lungo il sentiero 179 dalla Foce di Cardeto per cava 27. Presso dei ruderi uno stradello di poche decine di metri porta alla capanna che spicca con il suo colore giallo. Continuando il sentiero si attraversa, subito dopo, un piccolo ravaneto e in pochi minuti siamo al rifugio Orto di Donna (1503m). Il ravaneto è legato ai tentativi di apertura di cave chiuse poi poco dopo perchè non produttive. La capanna è un prefabbricato metallico incustodito formato da un unico ambiente con tavolato per 6 posti letto, stufa a legna ed utensili per cucinare, l’acqua può essere trovata ad una fonte vicina che spesso, però, è a secco. A pochi metri si gode di bella vista sul Pisanino e gli Zucchi di Cardeto. 

(….)

La capanna è importante punto di appoggio per le escursioni e le scalate in zona, specialmente in inverno in quanto la neve permane a lungo data l’altezza, spesso anche a primavera inoltrata. Fu costruito nel giugno 1968 dall’Associazione “ K2 Club” di Avenza e poi donato alla sezione di Carrara del CAI nel 1968 nella ricorrenza del centenario della sua fondazione. La donazione ufficiale avvenne il 9 ottobre 1988 alla presenza di un centinaio di soci delle due associazioni, in particolare i due presidenti: Filippo Braccini (K2) e Pier Luigi Ribolini (CAI Carrara). Partecipò anche la guida alpina di Courmayeur Ubaldo Rey presidente onorario del K2 e membro della spedizione italiana al K2 nel 1954.

 

L’interesse per la montagna è il motivo fondante della nostra associazione.

Da 160 anni siamo presenti sia come attività scientifica che come frequentazione portando il nostro contributo di conoscenza a disposizione di tutti. Abbiamo avuto il piacere di confrontarsi spesso con la Regione e con numerose amministrazioni su molti temi, condividendo iniziative e proposte da voi apprezzate, e auspichiamo che ci sia ancora, in futuro, occasione per farlo. Siamo la più antica associazione nazionale, con oltre 330.000 soci, e con 36 presidi territoriali e circa 14.000 soci siamo presenti anche su tutto il territorio regionale. Siamo molto attivi nella formazione ad ogni forma di accesso alla montagna, sulla diffusione di cultura legata alla montagna e alla tutela del suo ambiente naturale, con attività rivolte non solo ai soci ma aperte anche a migliaia di simpatizzanti e alle scuole di ogni ordine e grado, con servizi che vanno dalla manutenzione dei sentieri alla montagna-terapia e alla terapia forestale, dall’alpinismo all’escursionismo, dall’esplorazione e conoscenza dei territori alla loro storia, contribuendo quindi a formare una coscienza ambientale corretta e più consapevole.

La nostra visione di conciliazione fra tutela ambientale e tutela del benessere economico e sociale delle popolazioni residenti si ispira ad un equilibrio fra le vecchie e nuove fasi di crescita economica, che ricercano e promuovono alternative di sostenibilità ambientale.

 

Nella nostra Regione le cose non stanno procedendo, a nostro parere, nella direzione che sarebbe opportuna, non viene dato ascolto a pareri scientifici indipendenti e disinteressati, al fine di assumere decisioni che hanno rilevanti impatti ambientali.

Riepiloghiamo, più sinteticamente possibile, lo scenario che rappresenta alcune situazioni già presenti e di progetti, alcuni già approvati o finanziati, per invitarvi a fare alcune riflessioni auspicando di ricevere attenzione e offrendo la nostra disponibilità ad ogni approfondimento. Vorremmo che la politica regionale si ponesse, e imponesse, positivamente rispetto alle falsità o imprecisioni, interessate, troppo spesso messe in campo da imprenditori che curano esclusivamente i loro affari a scapito della comunità usando l’ambiente che, nel suo complesso, è un bene insostituibile e irriproducibile, che appartiene a tutta la comunità.

 

Analizziamo brevemente le situazioni che appaiono più critiche:

 

1-Alpi Apuane

Ci chiediamo, e vi chiediamo, ormai da anni, come si faccia ad accettare la distruzione progressiva di queste montagne palesando come motivo la pregiata qualità del marmo, quando invece la produzione prevalente della attività estrattiva è quella del carbonato di calcio, che raggiunge l’85% della produzione e che andrebbe fortemente ridimensionata, in

 

quanto attività che non apporta alcun valore aggiunto ai territori locali, né da un punto di vista occupazionale, né tanto meno da un punto di vista della lavorazione in loco. La percentuale di marmo di Carrara destinata a usi artistici è quasi insignificante. La quota in assoluto maggiore di marmo grezzo viene esportato in diversi paesi del mondo. Il marmo lavorato – che ha un valore alto – è destinato a specifici mercati di nicchia e il carbonato di calcio, invece, rappresenta una categoria a sé, che esce dal territorio sotto la voce prodotti chimici.

Sul territorio rimangono solo le esternalità negative dell’attività estrattiva.

Si sceglie di convivere con i danni conseguenti ai residui della lavorazione (marmettola) che inquina i fiumi e le sorgenti, arrecando un danno ambientale non quantificabile al bene primario “Acqua”, così prezioso in questo particolare periodo di siccità dovuto al cambiamento climatico in atto, e facendo così pagare alla cittadinanza i costi per rendere potabile l’acqua dell’acquedotto, come nel caso del Comune di Massa.

E ancora, la non corretta gestione dei ravaneti delle attività estrattive spesso costituisce un fattore di incremento del rischio alluvionale, come è stato dimostrato da perizie tecniche e come è purtroppo noto a seguito delle alluvioni che hanno più volte colpito il territorio della città di Carrara.

Per non parlare del fatto che all’interno del territorio del Parco Regionale delle Alpi Apuane si riattivano cave ormai chiuse da tempo, si tengono aperte e si rinnovano le concessioni alle circa 70 cave presenti nel Parco, con il subdolo equivoco delle cosiddette “aree contigue di cava”, aree in realtà interne e ricomprese a pieno titolo nei perimetri dell’area Parco.

Ancor più grave, si prorogano le pronunce di compatibilità ambientale anche alle imprese che hanno “sforato” il perimetro di lavorazione autorizzato, con danni irreversibili all’Ambiente. Le si sospende semplicemente dalla attività per un minimo lasso di tempo e sotto le mentite spoglie di un piano di ripristino ambientale (come mai si farà a far ricrescere ciò che è stato irreversibilmente tolto!!!) le si autorizza nuovamente a completare ciò che non hanno terminato in violazione della legge.

Il Piano Integrato del Parco non ha ancora visto la luce e comunque la proposta non rappresenta, come abbiamo già avuto modo di evidenziare in altre sedi, la proposta migliore che un Parco degno di questo nome poteva proporre. Ancora una volta gli interessi delle Amministrazioni Locali della Comunità di Parco nel modificare la proposta iniziale hanno dato priorità alle attività estrattive, che ben sappiamo rappresentano un introito per le casse comunali e la sopravvivenza per i Bilanci di piccoli comuni, ma questo a discapito della tutela e conservazione della biodiversità, degli habitat naturali, della tutela di flora e fauna, beni di tutti e indispensabili per tutti, non solo per chi di quella attività trae il proprio profitto imprenditoriale.

 

Va ricordato che l’altissimo tasso di disoccupazione nel territorio, il più alto in Toscana, dimostra come questa monocultura dell’escavazione sia frutto di una scelta politica sbagliata, che porta beneficio a pochi e disperazione a molti. E’ indubbio, per noi, che si debba cambiare, ridimensionando l’escavazione e valorizzando altre attività. E che questo sia un compito che la Politica debba affrontare seriamente e senza ulteriori rinvii temporali.

Il Piano di Indirizzo Territoriale PIT con valenza di Piano Paesaggistico approvato nel 2015, aveva provato nella sua versione iniziale a prevedere una graduale dismissione delle attività estrattive di quelle cave intercluse nel territorio del Parco, ma tutti ricorderanno come il Piano definitivamente approvato si sia allontanato da questa scelta di sostenibilità e di approccio e riconversione di attività non ulteriormente sostenibili.

Attualmente la situazione si sta aggravando ulteriormente.

 

L’ultimo caso è inquietante: il consiglio comunale di Seravezza ha approvato, lo scorso 30

 

giugno, la proposta di un piano di conciliazione per svendere di fatto alla società Henreaux i terreni non di sua proprietà (da sentenza sugli usi civici) in cui estrae marmo. Il voto ha seguito di poco la conclusione del Provvedimento autorizzativo unico regionale (PAUR) che consente alla stessa Henraux di scavare oltre 500.000 metri cubi ulteriori di montagna in dieci anni, aggravando la grave distruzione del Monte Altissimo che ha già comportato lo sbassamento del Picco di Falcovaia oltre all’interruzione dello storico sentiero 31: due decisioni inaccettabili a vantaggio di interessi privati e a danno di quelli di una comunità locale che invece avrebbe dovuto essere tutelata dai propri amministratori, sia comunali che regionali, non solo dal punto di vista della salvaguardia ambientale ma anche da quello del proprio interesse economico.

 

Non meno grave la procedura di PAUR (provvedimento autorizzatorio unico regionale) per la Cava Castelbaito Fratteta, nel comune di Fivizzano, in fase conclusiva, la quale, come da documentazione del proponente (Marmi Walton Carrara), prevede un aggravio del transito di camion sulla viabilità comunale e provinciale, per un totale di 27 viaggi al giorno di camion contenenti blocchi (7) contro quelli di inerti(20) che transiteranno nella strada per Campocecina, in Comune di Carrara. Con buona pace della vocazione turistica di quella zona, sarà necessario lo spostamento del sentiero CAI 174 (perché ovviamente la priorità è l'attività estrattiva!) e la sezione locale di Carrara ha un proprio Rifugio che sicuramente sarà fortemente penalizzato dal transito industriale.

 

 

2-Progetto di una nuova funivia fra la Doganaccia e il lago Scaffaiolo

Si tratta di una idea incomprensibile, irrazionale, ai limiti dell’assurdo. La zona è famosa per i forti venti, e già la funivia esistente ne sopporta i disagi con frequenti interruzioni. Pensare allo sviluppo dello sci invernale su pista è anti storico, tutto il mondo afferma che pensare a impianti per lo sci sotto i 2000 m, è un debito certo per la comunità, lo sapete bene per i significativi contributi pubblici dati anche quest’anno ad Abetone. In inverno, a causa delle condizioni climatiche nevica meno e quando avviene l’innevamento è più breve; in questo progetto esistono altri problemi già denunciati in un altro documento, dovuti alle oggettive difficoltà di collegamento con le piste di sci del versante emiliano in una zona ad altro rischio di ghiaccio, cioè pericolosissimo. Per conoscenza negli ultimi due anni si segnala che quel luogo resta innevato pochi giorni all’anno e le basse temperature della notte, che scendono sotto zero, determinano un’abbondante formazione di ghiaccio, rendendo il luogo inadatto al passaggio degli sciatori. Strade di servizio, scavi per la posa di cavi elettrici, basi di cemento armato e stazioni di partenza e arrivo, quando progettati, saranno assieme ai rimodellamenti delle superfici necessarie, veicoli di erosione e modificazioni idrogeologiche da un lato e di alterazione permanente del paesaggio e dell’ambiente dall’altro.

I problemi di viabilità e parcheggi non sono stati neppure valutati e saranno certamente un problema non indifferente. In estate, la zona è già abbondantemente sovrappopolata e aumenteranno sicuramente i rischi di esporre altre persone, meno preparate a causa della facilità d’accesso al luogo, ai pericoli inevitabili e alle variazioni meteo senza avere soluzioni per offrire ripari adeguati. Non è una prospettiva né ragionevole e né accettabile.

 

3-Impianti eolici sul crinale dell’Appennino

La Toscana, dopo la decisione di autorizzare l’impianto industriale nel Mugello sul crinale principale dell’Appennino, polmone fondamentale per l’assorbimento di CO2 che così sarà pesantemente cementificato perdendo la sua efficacia, è individuata, evidentemente, come terra di conquista da parte degli imprenditori del settore. Con numerose altre proposte.

 

E’ falso ritenere che soluzioni di transizione energetica (pur essendo necessaria) siano la soluzione alla crisi climatica, considerando che, questo aspetto è “solo” il 30% del problema. L’intenzione di non prendere in considerazione l’impatto ambientale (valutazioni ridotte al minimo, anche meno) è aberrante e sottostimare l’impatto paesaggistico, che sarebbe addirittura tutelato dalla costituzione, con torri che sono alte il doppio del campanile di Giotto con visibilità a decine di km di distanza, è un errore macroscopico e annulla inevitabilmente l’attuale grande interesse turistico. Non entriamo in merito ora, non perché meno importanti, ai danni prodotti per la cantierizzazione, per costruire l’accesso a luoghi distanti dalla normale viabilità e per l’aumento dei rischi alluvionali a valle dovuti alla trasformazione di migliaia di metri cubi di terreno in cemento, annullandone la funzionalità di assorbimento delle acque piovane. La prospettiva è quella che si è verificata in alcune regioni meridionali, martirizzate, dove l’energia prodotta è minore di quella stimata, gli impianti hanno grandi problemi di funzionamento e l’ambiente completamente devastato e infrequentabile.

Avete ora scelte importanti su progetti che coinvolgono la Val Tiberina e la Val Marecchia (complessivamente 52 enormi torri) dove le aziende propongono soluzioni inaccettabili, in autonomia, in totale assenza di coordinamento e di qualsiasi pianificazione della gestione del territorio. Sono zone, anche qui come nel Mugello, ad alto rischio idrogeologico.

Queste aziende si comportano come se, in nome della transizione energetica, possono avere la certezza di fare quello che vogliono, senza ostacoli.

 

Abbiamo citato i casi più gravi, ma cosa dire delle proposte di fare una strada forestale nell’Orrido di Botri (forse l’ambiente naturale più suggestivo della Regione), dell’idea di asfaltare il crinale del Pratomagno fino alla croce di vetta in zona completamente disabitata, e altri. Sullo sfondo un’idea diffusa, del fare a qualsiasi costo, trasformando luoghi fragili in zone simili alle invivibili città: qui il turismo di massa porta solo danni, e va incoraggiato e sviluppato un turismo lento ed educato. Per noi lo sviluppo della montagna deve avvenire nei paesi e nei luoghi dove le persone abbiano la possibilità di rimanere, lavorare e vivere decorosamente. Bisognerebbe orientarsi su altri obiettivi quali sono la promozione turistica e delle strutture locali, la produzione dei prodotti tipici, lo sviluppo di reti di sentieri sicuri fruibili, riprendere la manutenzione del territori, la   prevenzione idrogeologica e la gestione dei boschi, abbandonati da decenni.

 

Riteniamo che sia necessario rivedere il modo recente di rapportarsi con la valutazione di impatto ambientale, che non deve bloccare ogni iniziativa ma neppure deve essere aggirata o addomesticata, e non accettare il principio attuale di andare avanti “senza se e senza ma”.

Chiediamo pertanto che gli impatti di cui sopra vengano attentamente valutati trovandoci spesso in aree protette di grande valore con endemismi delicati e da proteggere, Il CAI è pronto a dare il suo contributo in queste valutazioni con i suoi più qualificati soci.

 

Va rifiutato il pensiero del vice presidente della Confindustria Nazionale che afferma “la montagna è un drive per lo sviluppo industriale”. Per noi un terreno di conquista indisponibile e uno spregio al futuro di tutti. Le conseguenze della trasformazione di aree naturali in zone industriali, l’occupazione irreversibile e irragionevole del suolo sono l’origine principale della crisi climatica e delle tragedie che ne conseguono.

 

E’ necessario che la politica, che rappresenta la comunità, recuperi il governo efficace di proposte che vanno contro l’interesse primario di tutti. Se la Regione Toscana arretra invece di avanzare, come pensa di raggiungere l’obiettivo sulla biodiversità per il 2030 posto dall’ Unione Europea, che raccomanda di estendere al 30% del territorio terrestre e marino le Aree Protette entro quella data? Siamo una Regione che non ha istituito nuove Riserve Naturali

 

negli ultimi 10 anni e che ha cancellato le ANPIL, Aree Naturali Protette di Interesse Locale, ponendole al di fuori dei sistemi regionali e nazionali delle Aree Protette, indugiando nel consumo di territorio e in un modello di sviluppo non più sostenibile.

 

Non vogliamo un ambiente idilliaco e irreale, ma che lo sviluppo debba essere sempre

 

confrontato con la sostenibilità.

 

Non a caso la tutela dell’Ambiente è

 

ora a pieno titolo un

 

diritto costituzionalmente garantito, e noi rivendichiamo questo diritto, affinché la Regione Toscana lo persegua nell’interesse di tutti.

Gli errori del passato dovrebbero insegnare, per non ripeterli.

 

 

Cordiali saluti

 

 

 

Il Presidente

 

   


(Giancarlo Tellini)

 

 

 

 

 

 

Firenze 07/07/2023

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